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Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte in Italia. Si stima infatti che circa il 44% dei decessi totali nel nostro paese sia causato dalle patologie cardiache.
Le malattie cardiache oggi sono la prima causa di morte, non solo in Italia, ma anche in tutto il resto d’Europa dove si stima che circa il 37% delle morti sia causato da patologie cardiocircolatorie.
Questi dati così allarmanti sono lo specchio della scarsa consapevolezza che abbiamo in merito a questi disturbi che spesso vengono sottovalutati, prima di tutto da noi stessi. Infatti la mancata prevenzione è una delle cause principali, soprattutto per la mancanza di controlli regolari in presenza di sintomi o di fattori di ereditarietà.
In questo approfondimento cercheremo di analizzare i fattori di rischio dei disturbi cardiaci e le misure di prevenzione da mettere in campo per migliorare la salute del nostro cuore.
Il rischio cardiovascolare
Secondo un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) circa il 44% dei decessi in Italia è causato da malattie del cuore.
Questo fenomeno è aggravato dal fatto che, in molti casi, la maggior parte degli individui non ha nessuna cognizione di avere delle predisposizioni che lo rendono un soggetto a rischio.
Purtroppo questo elemento di non consapevolezza o poca consapevolezza comporta due gravi conseguenze:
- Dal punto di vista salutare: l’assenza di prevenzione e uno stile di vita poco salutare possono condurre allo sviluppo di patologie cardiache che nel tempo rischiano di diventare croniche.
- Dal punto di vista economico: la maggior parte dei soggetti che sopravvive ad un attacco cardiaco sviluppa una condizione cronica che, oltre a modificare la vita stessa del soggetto, comporta dei costi notevoli.
È proprio per questo che il concetto di prevenzione diventa fondamentale per salvaguardare il percorso di vita di una persona. È quindi importante conoscere i principali fattori di rischio delle malattie cardiovascolari per capire quando è necessario rivolgersi a degli specialisti per effettuare delle visite mirate.
Quali sono i fattori di rischio delle malattie cardiache?
Le malattie cardiovascolari non sono associate ad un singolo fattore di rischio ma, di solito, esistono più fattori che concorrono allo sviluppo del problema.
Le cause delle malattie del cuore si dividono in due categorie principali:
- Non modificabili, cioè che non sono sotto il nostro totale controllo.
- Modificabili, cioè fattori sui quali in qualche modo possiamo agire.
Fattori di rischio non modificabili
Come dice la parola stessa si tratta di elementi che non dipendono da noi e sui quali non abbiamo modo di agire in maniera diretta.
Fattori genetici
Le cause genetiche che possono portare ad un problema al cuore sono diverse e, ad oggi, la scienza non ha stabilito con esattezza se ci sia un fattore genetico che, più di altri, influenza la comparsa di una patologia cardiaca.
Nel 2004 lo studio INTERHEART condotto in 52 paesi di vari continenti (Asia, Europa, Medio Oriente, Africa, Australia, Nord America e Sud America) stimava come il rischio cardiovascolare legato alla familiarità genetica fosse molto basso. Infatti il rischio per un figlio di sviluppare una patologia cardiaca congenita, in presenza di un genitore con problemi vascolari, era circa l’1% della probabilità.
Studi più recenti invece contraddicono questi dati e dimostrano come invece la genetica sia un fattore da tenere in considerazione soprattutto per attuare politiche di prevenzione adeguate fin da giovani.
Queste ricerche hanno infatti dimostrato come avere parenti che soffrono di queste patologie aumenti il rischio di predisposizione ad una malattia cardiaca. La familiarità si rivela essere un indice di valutazione importante per impostare viste di controllo regolari in particolare in presenza di altri fattori che potrebbero aumentare le probabilità di sviluppare un problema cardiaco (fumo, obesità, diabete, ecc).
Età
Ovviamente il rischio di avere malattia cardiache aumenta anche in base all’età del soggetto. Le statistiche infatti dimostrano come alcuni disturbi cardiaci, ad esempio l’infarto del miocardio, siano più frequenti nelle persone che hanno un’età compresa tra i 50 e i 60 anni.
L’età è probabilmente il più importante fattore non modificabile perché, con il passare del tempo, i sistemi interni del nostro corpo si indeboliscono e perdono alcune delle capacità di autoregolazione che avevano prima. Uno degli esempi principali di queste modifiche riguarda la coagulazione del sangue che nel tempo subisce delle alterazioni che possono stimolare la formazione di coaguli che aumentano il rischio di infarto o di malattie cardiache.
Sesso
Un altro fattore da tenere in considerazione è il sesso in quanto esistono differenze tra uomini e donne in termini di predisposizione e abitudine a controlli regolari per monitorare la propria salute.
Il rischio di infarti e aterosclerosi è più comune negli uomini, anche in giovane età, rispetto alle donne perché più predisposti a pressione e frequenza cardiaca alta e quindi più esposti a malattie cardiovascolari.
Questo aspetto però cambia molto nel corso della vita e questi dati si invertono dopo i 75 anni di età dove il rischio per le donne è maggiore.
Nelle donne infatti, prima della menopausa, gli estrogeni svolgono una funzione protettiva che nel corso degli anni scompare.
Inoltre per le donne ci sono altri elementi da tenere in considerazione:
- come abbiamo detto il pensiero comune porta a credere che solo gli uomini possano essere interessati da patologie cardiache. I dati però dimostrano che dopo i 75 anni di età il rischio è maggiore per le donne che dovrebbero, quindi, effettuare più controlli e prevenzione.
- I sintomi delle patologie cardiache sono diversi dagli uomini. In particolare i sintomi nelle donne riguardano stanchezza, fiato corto, nausea e vomito, dolori alla mandibola e al collo, pressione al torace o all’addome.
- Le complicanze dopo un evento come infarto o ictus hanno un’incidenza e delle conseguenze più rilevanti e anche per questo sarebbe importante prestare maggiore attenzione alla prevenzione.
Fattori di rischio modificabili
Ora andremo ad analizzare invece i fattori che, in parte, possiamo controllare. Diciamo “in parte” perché in alcuni di questi casi possono esistere delle predisposizioni e delle problematiche che non sempre sono sotto il nostro diretto controllo. Anche in questi casi essere consapevoli di una predisposizione genetica può aiutare il soggetto ad intervenire per tempo e ad apportare modifiche al suo stile di vita (ad esempio nel caso dell’obesità).
Obesità
Il peso è un fattore che influisce molto sul cuore in quanto lo spinge a lavorare di più anche per svolgere le normali attività quotidiane. Inoltre l’eccesso di peso porta a sviluppare altre patologie come il diabete, l’ipertensione e il colesterolo alto che sono altri importanti fattori di rischio per le problematiche cardiovascolari.
Anche in questo caso la prevenzione è fondamentale e si valutano principalmente due valori:
- la misurazione del girovita. Questo valore è importante perché risulta molto correlato alle probabilità di aumentare il rischio di malattie cardiovascolari. In linea di massima questa misura dovrebbe rimanere sotto alcuni livelli standard sia per gli uomini (sotto i 94 cm) che per le donne (sotto gli 80 cm).
- valutazione del proprio indice di massa corporea (IMC). Si tratta di un rapporto tra altezza e peso. Con un IMC compreso tra 25 e 30 si è considerati in sovrappeso mentre con un IMC superiore a 30 si entra nella soglia dell’obesità.
Per la misurazione di questi dati ci si può rivolgere anche ad un nutrizionista che, oltre ai dati, sarà in grado di fornirvi indicazioni più precise anche in termini di alimentazione ed eventuali miglioramenti da apportare al vostro stile di vita.
Fumo
Anche se spesso è più associato ai tumori polmonari anche il fumo rappresenta anche un importante fattore di rischio cardiovascolare. In particolare il fumo:
- Danneggia le arterie,
- Fa aumentare la pressione sanguigna,
- Fa diminuire l’apporto di ossigeno verso il cuore.
Tutti questi fattori concorrono ad aumentare le probabilità di infarti e ictus.
Per dare un quadro ancora più preciso della situazione di seguito inseriamo alcuni dati che la “Fondazione Umberto Veronesi” ha analizzato per capire l’incidenza del fumo nel nostro paese:
- In Italia muoiono ogni anno migliaia di persone a causa delle sigarette e si stima che circa il 25% di queste persone sia compreso in una fascia di età che va dai 35 ai 65 anni.
- Un fumatore vive circa 8 anni in meno rispetto ad un non fumatore.
Ipertensione
Anche l’ipertensione porta il cuore a un sovraccarico di lavoro che, in alcuni casi, può portare al danneggiamento delle arterie e, quindi, ad un aumento dei rischi per il cuore. Anche in questo caso è possibile controllare questo valore effettuando visite regolari da un cardiologo.
Diabete
Il diabete può essere causato sia da fattori genetici che da abitudini poco salutari come un’alimentazione troppo ricca di zuccheri, una dieta non equilibrata, la sedentarietà, ecc
Le persone che soffrono di diabete hanno un aumento di glucosio nel sangue che fa aumentare la glicemia. Se il livello di glucosio non è controllato regolarmente il diabete può favorire l’insorgere di varie patologie tra cui anche quelle cardiovascolari. In questi casi il rischio aumenta ancora di più se siamo in presenza di altri fattori di rischio come il fumo.
La situazione in Italia
A Maggio 2022 l’Istat ha pubblicato un’indagine condotta sugli “Aspetti della vita quotidiana degli italiani”. In questo studio venivano presi in considerazione quattro dei maggiori fattori di rischio per la salute:
- abitudine al fumo,
- eccesso di peso,
- consumo di alcol,
- sedentarietà.
Dall’analisi dei dati raccolti sono emersi alcune informazioni che possono dare un quadro globale della situazione:
- il 19% della popolazione (dai 14 anni in su) dichiara di essere fumatore e un ulteriore 24% dichiara di aver fumato in passato.
- il 46,2% della popolazione (dai 18 anni in su) è in eccesso di peso ed, in particolare il 34,2% è in sovrappeso e il 12,0% e nella soglia dell’obesità.
- il 66,3% della popolazione (dagli 11 anni in su) ha consumato almeno una bevanda alcolica durante l’anno.
- il 33,7% della popolazione dichiara di non praticare uno sport o un’attività fisica regolare.
Come si può facilmente notare tutti questi elementi concorrono, sia singolarmente che insieme, ad aggravare il rischio di sviluppare malattie cardiache croniche che nel corso del tempo, se non curate, potrebbero avere gravi conseguenze sull’individuo.
Le misure di prevenzione
Il rischio cardiovascolare può essere gestito tramite la prevenzione conoscendo, prima di tutto, i fattori che possono influenzarne il rischio. Ognuno di noi conosce la propria situazione meglio degli altri e può capire come intervenire anche consultandosi con medici specializzati che possono aiutarci nel nostro percorso.
Individuare questi fattori però non basta. Occorre poi cambiare i nostri comportamenti e adottare abitudini più salutari partendo sin da giovani.
Quali sono le abitudini per prevenire le malattie cardiovascolari?
Come abbiamo già detto in precedenza non sempre è possibile prevenire le malattie cardiache perché ci sono fattori che non dipendono da nostro controllo ma che riguardano, età, sesso, genetica, ecc.
Esistono però delle buone abitudini che possono aiutarci a prevenire lo sviluppo dei fattori di rischio (prevenzione primordiale) oltre che ridurre quelli già esistenti (prevenzione primaria).
Queste regole di prevenzione possono essere utili anche per quanto riguarda il controllo della patologia e riguardano:
- Uno stile di vita sano;
- Una alimentazione corretta e bilanciata;
- Una regolare attività fisica;
- L’astensione, o almeno la drastica riduzione, di fumo e alcolici;
- La riduzione di fattori di stress e ansia.
E’ importante comprendere che l’alimentazione bilanciata, l’attività fisica e la riduzione di cattive abitudini come fumo e alcool sono fondamentali per la nostra salute. Le scelte che facciamo sin da giovani possono fare davvero la differenza nel nostro percorso di vita.