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Studi scientifici hanno dimostrato che se i genitori hanno sofferto di enuresi, la cosiddetta “pipì a letto”, la probabilità che i figli presentino lo stesso problema è superiore al 70%. Oltre ai fattori genetici, però, l’enuresi dipende anche dall’ambiente in cui il bambino vive e altri fattori comportamentali. E anche per queste ragioni il comportamento dei genitori e l’accudimento del bambino hanno un impatto positivo sul controllo e sul miglioramento del disturbo.
Vediamo però nel dettaglio perché i bambini si fanno la pipì a letto.
“Oltre alla predisposizione genetica, l’enuresi può avere origine da disfunzioni ormonali, disturbi del sonno e immaturità della vescica. Si tratta generalmente di una condizione stressante sia per il bambino che per la famiglia – afferma Pietro Ferrara, referente SIP per il maltrattamento e abuso e docente di Pediatria all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e all’Università Campus Bio-Medico di Roma – e può avere effetti negativi profondi sul benessere, autostima, comportamento e sulle interazioni sociali e la vita emozionale dei piccoli pazienti. Per questo è importante che i genitori non sottovalutino il problema e ne parlino tempestivamente con il proprio Pediatra”.
In merito all’età del bambino, l’esperto aggiunge: “Se vostro figlio ha meno di 5 anni, età entro cui si acquisisce normalmente il controllo degli sfinteri, e fa la pipì a letto questo è considerato fisiologico; può richiedere molta pazienza e tolleranza da parte dei genitori ma non deve allarmare. Prima dei 5 anni di età, infatti, non è indicato il trattamento farmacologico, ma solo dei consigli di tipo comportamentale come l’igiene
genitale, la regolazione dell’assunzione eccessiva di liquidi la sera, la correzione dell’eventuale stipsi, etc”. Si parla infatti di enuresi vera e propria solo quando il disturbo si presenta più di due volte a settimana, per almeno tre mesi consecutivi, e in bambini di età superiore a 5 anni.
In tutti i casi, però, si consiglia sempre di non punire il bambino, ma comprenderlo e sostenerlo. Un buon modo per rimediare al problema potrebbe essere quello di correggere le abitudini nell’alimentazione specialmente la sera. Gli esperti raccomandano di evitare l’assunzione di caffeina (cioccolato, coca cola) e bevande ad alto contenuto di zuccheri o effervescenti; ridurre l’assunzione di liquidi, anche il latte, qualche ora prima di andare a dormire; prediligere cibi poco salati, frutta e verdura, evitando formaggi e cibi stagionati.
Solo in casi particolari vanno eseguiti degli esami. In caso di enuresi vera e propria è sufficiente eseguire un esame chimico-fisico delle urine. Se invece sono presenti anche altri disturbi diurni sono necessari altri accertamenti come l’ecografia dei reni e della vescica.
10 consigli dei Pediatri SIP per aiutare mamme e papà a gestire il bambino con enuresi
- Instaurare un sereno clima di dialogo con il proprio figlio, condividendo anche la propria eventuale esperienza a riguardo
- Rassicurare il bambino e dargli supporto
- Non rimproverarlo, colpevolizzarlo, punirlo o deriderlo soprattutto in presenza di parenti e amici.
- Prestare attenzione alle sue richieste più o meno esplicite di aiuto
- Non vietare al bambino di dormire fuori casa, anzi incoraggiarlo, aiutandolo a ripetere le regole che segue a casa per non bagnare il letto e munirlo di un paio di mutandine extra
- Affrontare il problema senza perdere la calma, insieme al bambino, in modo che partecipi attivamente alla terapia
- Coinvolgerlo anche nella pulizia quando bagna il letto, allo scopo di responsabilizzarlo
- Non usare il pannolino per evitare il rischio di bagnare il letto
- Garantire la quantità e la qualità del sonno, senza sollecitare il bambino a svegliarsi per andare in bagno
- 10.Seguire i consigli comportamentali forniti dal Pediatra